Dopo due anni e trenta verticali pubblicate su carta, oltre alle altre diciassette per Extra, la newsletter che ricevono le persone abbonate, sono emerse alcune considerazioni derivanti da una serie di inevitabili bilanci.
Abbiamo deciso, nelle nostre degustazioni, di partire sempre dalla prima annata prodotta e la ragione è sensoriale, legata alla necessità di porre attenzione sulla percezione di profumi e di consistenze spesso più lievi nei vini maturi, per arrivare alla vitalità energica dei vini più giovani. Ma c’è anche, e soprattutto, una ragione narrativa, una premessa ribadita in diverse occasioni, dal vivo e per iscritto: assaggiare più annate dello stesso vino offre la possibilità di toccare con mano il percorso professionale, e quindi anche umano, di una persona. Permette di considerare e di valutare determinate le scelte, di comprendere da dove si è partiti e dove si è arrivati in un racconto che procede in senso cronologico ma rimane sempre avvincente e che ha preso ancora più forza dopo la scelta “dialogica”, adottata dal numero 3 e ormai consolidata.
A tal proposito, basti riprendere il Verticale “verde”, ad esempio, per notare la crescita di Stefano Amerighi oppure valutare quel che ha realizzato Arianna Occhipinti, presente sul numero “celeste”, il 2. E poi Giovanna Maccario, Andrea Arici, Angelo Muto oltre a Damiano Ciolli, Monica Raspi, Nino Barraco tra i tanti di cui abbiamo scritto su carta o su Extra. Si tratta di un cammino che considerando il risultato finale, il vino, nella totalità dei casi dei produttori di cui ci siamo occupati, risulta virtuoso: può sembrare un paradosso ma le annate recenti sono sempre più compiute delle prime, non solo con più equilibrio ma anche con maggior finezza, in generale personalità (mai l’ultima, la più giovane, nonostante sia quasi sempre già in commercio necessita infatti di tempo, di pazienza).
Sostenere si tratti di solo fattore esperienziale sarebbe banale perché, è palese, più vendemmie si hanno alle spalle e più si cresce. Tra l’altro si tratta di vini che hanno impresso un segno importante nel territorio di provenienza e, a maggior ragione, non è possibile applicare un metodo classificatorio: crediamo che ogni annata abbia pari dignità e nelle nostre degustazioni notiamo quanto noi per primi, con le diversità di vedute che ci caratterizzano, tendiamo a difendere annate sulla carta più “deboli”.
Eppure, sempre in base al bilancio di cui sopra, ci sembra che quel magico connubio tra presenza, articolazione, dettaglio, lunghezza, espressività, si sia realizzato nella 2019 come in nessun’altra vendemmia, mettendo spesso d’accordo i nostri panel. Ed è una questione statistica: nelle verticali complete in cui questa era presente è stata segnalata come “grande annata” in quasi il 60 per cento dei casi, tra l’altro da donne e uomini con sensibilità nell’assaggio anche molto lontane tra loro. Una percentuale che ci spinge a sottolinearne la bellezza senza trascurare un andamento stagionale non sempre omogeneo, meno regolare rispetto ad annate inizialmente salutate con lo stesso entusiasmo che poi si sono rivelate meno interessanti, nei bicchieri (tra quelle recenti pensiamo per esempio alla 2015).
Un’annata che ricorderemo come una delle più importanti del decennio scorso, forse la più importante, non solo nelle Langhe, a Montalcino e nel Chianti Classico. Andando oltre queste zone celebri (e celebrate) ci entusiasmiamo dell’avvenenza dei vini ottenuti da vignaiole e vignaioli che, da nord a sud dell’Italia, hanno saputo mettere in campo una straordinaria capacità interpretativa. Ci auguriamo che, nel lungo periodo, si possa continuare a godere della 2019 come risultato di vera e propria relazione sensibile e conoscitiva tra luogo, vitigno e persona.
Jacopo Cossater, Matteo Gallello, Nelson Pari
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In questo numero le verticali complete di:
. De Fermo, Cerasuolo d’Abruzzo Le Cince
. Musto Carmelitano, Aglianico del Vulture Serra del Prete
. Castello di Ama, Haiku
. Filippi, Soave Vigne della Brà
. Federico Graziani, Mareneve
. Ferrari, Trento Riserva Extra Brut Perlé Nero
Hanno collaborato a questo numero: Roberto Anesi, Iacopo Casadio, Rocco Catalano, Giorgio Fogliani, Carlo Macchi, Marina Passigato, Giampiero Pulcini, Nicole Schubert, Fosca Tortorelli