Ecco il terzo numero di Verticale. È passato un anno dalla prima uscita di quella che non sapevamo se sarebbe stata un’avventura editoriale capace di sostenersi o meno, di navigare in un mare di contenuti digitali gratuiti anche di primissima qualità. Se è andata bene e se possiamo guardare al prossimo anno con fiducia è stato innanzitutto grazie a voi che ci avete sostenuto acquistando una o più copie. Ringraziamo anche le produttrici e i produttori che hanno accolto sempre con entusiasmo la nostra richiesta di poter assaggiare tutte le annate presenti in cantina, non è cosa scontata. Di pari passo abbiamo ricevuto molti inviti, da parte di vinerie e associazioni in ogni parte d’Italia, a guidare alcune verticali aperte al pubblico. Per noi è motivo di orgoglio. Inoltre abbiamo rilevato che i vini menzionati da Verticale sono sempre più spesso oggetto di richiesta da parte di enoteche e ristoranti. In alcuni casi si sono moltiplicate quelle per le vecchie annate e, più in generale, abbiamo notato come la rivista riesca a essere uno strumento utile sia durante le visite alle aziende che per approfondire il contesto nel quale queste sono inserite.
Un anno, diciotto degustazioni raccontate su carta e altre ancora nella nostra newsletter, appuntamento mensile riservato alle persone che hanno deciso di abbonarsi. Un numero per noi già significativo che ci ha dato modo di affrontare una serie di questioni relative tanto all’esplorazione dei vini assaggiati quanto alla forma del nostro lavoro, la degustazione. Un tema, in particolare, è emerso prepotente in questi ultimi mesi: il tempo come valore.
Valore espressivo, prima di tutto. Un vino ha sempre bisogno di tempo all’interno della bottiglia per esprimere il suo potenziale. Un aspetto che può sembrare banale ma che invece ci sembra passi sempre più in secondo piano, specie se consideriamo lo stile produttivo da un lato (la richiesta di vini freschi e fruttati, a ogni costo) e la conseguente modalità di consumo dall’altro (la costante ricerca della novità e dell’ultima annata).
Abbiamo infatti notato che tanti vini hanno bisogno di tempo e durante le nostre degustazioni più di una volta abbiamo appreso, con una certa frustrazione, che stavamo assaggiando vini splendidi, di grande compiutezza ma ormai da tempo esauriti. Non solo non più in vendita ma anche non più nelle disponibilità private del produttore oggetto della nostra indagine. Un vero peccato. Al tempo stesso ci siamo accorti che anche l’ultima annata in commercio, dunque l’ultimo assaggio della degustazione, avrebbe bisogno di attesa, innanzitutto da parte del produttore. Assaggiandolo ne immaginiamo le potenzialità e ci permettiamo di lodarle ma rimane fatalmente una proiezione: basterebbe poco tempo in più, in bottiglia, per apprezzarne maggiormente l’unione, l’armonia.
Comprendiamo le esigenze che nascono dai protagonisti della filiera. L’azienda ha spesso bisogno di vendere dal momento che il vino ha un alto costo di produzione, soprattutto se si tratta di cantine giovani e di vini artigianali. Le distribuzioni sono pressate dai ristoratori, a loro volta concentrati sulle richieste dei clienti. È obiettivamente difficile chiedere a entrambi i soggetti di conservare il vino; quanto dovrebbero costare di più le bottiglie se dovessimo pensare anche a ulteriori spese di conservazione e stoccaggio?
Tuttavia ci sembra che, nei limiti del possibile, questa sia una strada da provare a percorrere e non solo per i vini più ambiziosi. Sembra che, pur definendo i vari casi e contemplando le attenuanti di ognuno, a rimetterci sia sempre il vino. Se troppo giovane diventa un boomerang (in pieno volto!) per l’immagine stessa dell’azienda e per l’eventuale distribuzione.
Se la filiera continuerà a non dare un adeguato valore al tempo del vino, il rischio sarà quello di trovare sempre bottiglie che raccontano solo una parte della loro storia all’interno di un flusso che guarda sempre e soltanto alla nuova annata, in un rincorrersi di aspettative destinate a essere in buona parte tradite. Vi invitiamo dunque all’attesa. È vero che il vino in bottiglia è in continua trasformazione, affronta le stagioni, è condizionato dall’ambiente e dal modo con cui è conservato ma la nostra esperienza ci suggerisce non solo di aspettare ma anche di imparare a farlo.
Jacopo Cossater, Matteo Gallello, Nelson Pari
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In questo numero le verticali complete di:
. Ca’ dei Zago, Valdobbiadene Prosecco Frizzante
. Cupano, Brunello di Montalcino
. Paraschos, Merlot
. Istine, Chianti Classico Vigna Istine
. Cantina del Barone, Fiano Particella 928
. Arianna Occhipinti, Il Frappato